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La storia del macramè: un filo che unisce i secoli
Dietro ogni nodo di macramè si nasconde una storia antica, fatta di viaggi, tradizioni e creatività.
La parola macramè deriva dall’arabo “migramah”, che significa frangia decorata — un termine che già racconta l’essenza di questa tecnica: intrecciare fili per creare bellezza, con pazienza e maestria.
Le prime tracce risalgono ai popoli arabi del Medioevo, che utilizzavano intrecci di fili per ornare i bordi di stoffe e tendaggi. Con il tempo, le loro opere affascinarono i marinai del Mediterraneo, che impararono a riprodurre quei nodi durante le lunghe traversate in mare. A bordo delle navi, il macramè divenne un passatempo, ma anche un linguaggio universale fatto di intrecci e simboli. Ogni marinaio portava con sé i propri manufatti, scambiandoli nei porti e diffondendo così questa tecnica lungo le rotte commerciali che collegavano Oriente e Occidente.
Nel Rinascimento, il macramè approdò nelle corti italiane e francesi, dove le mani delle artigiane lo trasformarono in un ricamo prezioso per abiti, tende e arredi. A Genova e Venezia, città di mare e di commerci, nacquero vere e proprie scuole di lavorazione, in cui l’arte dell’intreccio veniva tramandata di madre in figlia.
Dopo un periodo di silenzio, il macramè tornò alla ribalta negli anni ’60 e ’70, simbolo di libertà creativa e ritorno alla natura. Le corde annodate divennero borse, cinture, decorazioni per la casa: espressioni autentiche di uno stile di vita artigianale e consapevole.
Oggi il macramè vive una nuova rinascita, intrecciando tradizione e contemporaneità. Ogni nodo racconta il legame tra passato e presente, tra mani che creano e materiali che prendono forma. È un’arte che continua a evolversi, grazie alla passione di chi ama costruire con i fili, dare forma alle idee e trasformare un intreccio in un piccolo capolavoro di design.





